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Altre zuppe

Acquacotta alla maremmana di zio Furio

Di zio Furio, uno zio del mio babbo, parlerò in un'altra pagina. Per ora basti sapere che era appassionato di cucina maremmana, forse perché per un po' di tempo aveva lavorato nella trattoria del fratello Leopoldo (zio Poldo), che si trovava a Grosseto, in una traversa del Corso Carducci e che era frequentatissima soprattutto il giovedì, giorno di mercato. 
Un giorno di non so quale anno (forse inizio anni '80)  riuscii a farmi scrivere da zio Furio qualche ricetta tradizionale in un quadernetto nero, intatto, che avevo trovato in un mercatino. Mi sembrò il modo migliore per utilizzarlo.
Oggi l'ho ritrovato e ho visto che c'è un'acquacotta alla maremmana molto diversa dall'acquacotta della nonna Caterina. Mancano patate e bietole e le uova vengono sbattute con il pecorino prima di metterle a cuocere. In più ci sono prezzemolo, basilico e dado (no, il dado non lo metterò mai!). Non ho mai fatto questa ricetta dello zio, ma prima o poi la proverò. Per ora eccola qua.



Ho evidenziato alcune note scritte da me a lapis e poi cancellate: «e basso» (con riferimento al tegame), «(poco)» (il pomodoro), «patate (poche)», «le bietole (tante)», «30-40» (i minuti, invece che 20), «Si possono cuocere le uova... dentro alla minestra e poi cospargere di pecorino» Ci fu una discussione fra lo zio e la mia mamma, che ha sempre preparato l'acquacotta secondo la ricetta della sua nonna paterna Caterina, cioè con le bietole, le patate e le uova intere. Alla fine zio Furio la ebbe vinta e addirittura mi costrinse a cancellare quello che io mi ero appuntata a lapis.

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