Perché sia stato chiamato Ermes
non lo so, ma mi piacerebbe saperlo. Temo che c’entri qualcosa il dio Hermes,
anche se la mancanza dell’h mi suscita qualche perplessità. Poi vengo a sapere che è
un incrocio tra il riso a chicco lungo di varietà Indica e il riso Venere; e
allora mi viene il dubbio che si sia voluto chiamare anche questo riso come una
divinità. Nell’incertezza ho passato un mese a gustarmelo in tutte le salse, in
attesa che mi venisse un’ispirazione. No, non sull’onomastica del riso, ma su
una ricetta per il blog. È tanto tempo ormai che ho avuto in omaggio da “Il Buon Riso” un pacchetto di Riso Rosso Ermes, per cui mi son detta basta, oggi
approfitto dell’ennesimo viaggio in treno, metto l’ultimo piatto cotto,
fotografato e mangiato, e non ci penso più. In effetti quello era il migliore
impiego che potessi fare. Assurdo pensare a un risotto, perché non otterrò mai
la cremosità di un Carnaroli o di un Vialone Nano, dato che il riso Ermes non è
stato ‘inventato’ per rilasciare amido durante un’improbabile quanto inutile
mantecatura.
Il colore rossastro del chicco di questo riso integrale ha
un significato: è dovuto al rivestimento, il pericarpo, ricco di antociani (dal greco = fiore blu),
cioè quegli antiossidanti presenti anche nel riso Venere e in molta frutta e verdura di
colore dal rosso al rosso scuro al viola al blu, per esempio l’uva. Non a caso l’uva,
o meglio l’uva passa, è tra gli ingredienti del mio piatto. Gli antiossidanti –
ormai lo sanno tutti – rallentano l’invecchiamento cellulare; non mancano
fibre, vitamine (soprattutto la E) e sali minerali come calcio e manganese, ma
è soprattutto dal selenio e dal ferro che può derivare una protezione contro
affaticamento e anemia.
Ma basta ora, non sono una
nutrizionista e neanche voglio scopiazzare qua e là dal web, perciò passo
subito alla ricetta, che abbina il riso Ermes al baccalà dolce-forte di
artusiana memoria, con una variante, mandorle invece che pinoli. Descrivere il
sapore del riso Ermes è difficile, bisogna solo assaggiare. Per me è stata una
piacevole scoperta: avevo già gustato il riz
rouge della Camargue, ma questo piemontese è senz’altro superiore, sia per
consistenza che per aspetto, che per l’aroma intenso di nocciola.
INGREDIENTI per 4 persone
300 g di riso rosso Ermes
600 g di baccalà dissalato
60 g di uva passa
30 g di mandorle in scaglie
30 g di mandorle a filetti
aceto q.b.
zucchero q.b.*
olio e.v.o. q.b.
pepe q.b.
sale q.b.
erba cipollina q.b.
PREPARAZIONE
Si cuoce il riso in acqua
leggermente salata per 35 minuti.
Nel frattempo si infarina il
baccalà tagliato a dadi. In una padella con abbondante olio si fa prender colore
a due spicchi di aglio interi, ma un po’ schiacciati. Si fa rosolare il baccalà
girandolo delicatamente. Si aggiunge pepe appena macinato, si assaggia e, se
necessario, si mette del sale.
Con il baccalà si condisce
il riso scolato ancora caldo.
Per fare il dolce-forte (o
agro-dolce) si mettono in un pentolino un dito di aceto forte, due dita di
acqua, zucchero e uva passa. Si
fa prendere il bollore, poi si getta l’agrodolce su riso e baccalà insieme a un
trito di erba cipollina e le mandorle a lamelle e filetti tostate a parte.
* Difficile dire quanto zucchero.
Partite con un cucchiaino e assaggiate. Se non bastasse, aggiungete un pizzico
ed eventualmente un altro e un altro ancora. Si deve fare in modo che né lo zucchero
né l’aceto prevalgano l’uno sull’altro. Insomma, l’agro-dolce o dolce-forte è
roba da equilibristi.
A questo punto non mi resta che ringraziare "Il Buon Riso" e darvi appuntamento (ma non so quando) per una nuova ricetta con uno dei prodotti avuti in omaggio: Vialone Nano? Farina di grano duro? Riso Venere? Chi sarà il prossimo?
A questo punto non mi resta che ringraziare "Il Buon Riso" e darvi appuntamento (ma non so quando) per una nuova ricetta con uno dei prodotti avuti in omaggio: Vialone Nano? Farina di grano duro? Riso Venere? Chi sarà il prossimo?
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