Il ragù è il condimento italiano per eccellenza della pasta, soprattutto quella fatta in casa. Gli ingredienti possono variare da regione a regione; le mille sfumature dipendono sia dalla varietà dei prodotti locali, sia dalle consolidate tradizioni familiari.
La carne, macinata o a pezzi o in un pezzo intero, non manca mai, a meno che si decida di creare un ragù di pesce. Altro ingrediente fondamentale è il pomodoro, tant’è che, se non si usa, il ragù si dice bianco o in bianco. Caratteristica immancabile è la lunga e lenta cottura.
Il termine francese ragoût, che fin dal Rinascimento indicava in Francia uno stufato di carne simile a uno spezzatino, è entrato in Italia nell’Ottocento, ma ha avuto uno stop nel secolo successivo durante il ventennio fascista, quando fu imposta la proibizione dei termini stranieri. Si tentò di italianizzarlo in ragutto, ma questa strana parola, com’è comprensibile, non ebbe successo. Solo nel dopoguerra prese piede la grafia ragù, che designò soprattutto due famosissimi ragù, tra loro molto diversi, il ragù alla bolognese e ’o rraù napoletano.
L’Italia nel piatto dedica questo mese di fine estate / inizio autunno ai ragù regionali. È un periodo, per molte persone, in cui la fine delle vacanze porta lo stress da rientro, con stanchezza, malumore, malinconia. Per contrastare questo stato d’animo può essere utile rifugiarsi nel comfort food e farsi trascinare dal desiderio di ‘casa’ e dei pranzi del giorno di festa. Immancabile per tanti italiani è il ricordo di quel delizioso profumino che la domenica mattina, sprigionandosi dalla cucina, inondava tutte le stanze. Allora anche i più dormiglioni non resistevano al desiderio di alzarsi per intingere un pezzetto di pane nel meraviglioso sugo che sobbolliva nella pentola. Non a caso il francese antico ragoûter significa “far rivivere il gusto”, “risvegliare l’appetito”.
Ho detto sugo? Eh sì in Toscana dire sugo di carne è come dire ragù. Al soffritto di odori si unisce la carne macinata bovina e suina e, dopo che è ben insaporita, si versa del vino, che si fa sfumare. Si completa con polpa di pomodoro, non tantissimo (non più di metà del peso della carne) e da qui inizia la lenta cottura a fuoco basso di 2 o 3 ore, con l’aiuto di acqua o brodo. La tradizione vorrebbe un sugo non molto ‘rosso’, perché il sugo di carne è nato in Toscana quando il pomodoro non era ancora utilizzato nelle cucine italiane ed europee, benché arrivato dalle Americhe qualche secolo prima.
C’è chi aggiunge aromi e spezie come alloro, salvia, rosmarino, pepe e chiodi di garofano. Una variante che raccomando è un tocco finale di latte. Qui presento la versione maremmana con l’aggiunta di fegatini, che è quella più antica e che ricordo facevano le mie zie e la mia nonna toscana. Oggi è quasi introvabile nella ristorazione, visto l’accrescersi della repulsione per tutto ciò che è ‘quinto quarto’ da parte di tanti stomaci o palati ‘delicati’. Anche la stessa dizione “sugo di carne”, considerata casalinga e antiquata, si trova assai difficilmente nei menù, soprattutto nei ristoranti delle città turistiche, dove si cerca di attrarre gli italiani di altre regioni o gli stranieri con la parola ormai internazionale ragù.
INGREDIENTI per 4 persone
1 cipolla media
1 carota
1 costa di sedano
1 spicchio di aglio
1 pugno di prezzemolo (facoltativo)
300 g di carne bovina e suina macinata (200 bovina e 100 suina)
1 fegato di pollo (circa 100 g)
1 bicchiere di vino rosso
200 g di pomodori pelati
200 ml di acqua o brodo
Aromi e spezie: 2 chiodi di garofano (o 2 bacche di ginepro) e un ‘bouquet garni’ composto di alloro, rosmarino e salvia
Sale e pepe nero
Olio e.v.o.
Mezzo bicchiere di latte (facoltativo)
PROCEDIMENTO
– Tritare finemente la cipolla e farla stufare lentamente nell’olio con i chiodi di garofano finché diventa trasparente. Unire sedano, carota, prezzemolo e aglio tritati e far rosolare.
– Aggiungere la carne macinata bovina e suina e girare con una forchetta per evitare grumi. Il fegatino di pollo va fatto a tocchetti. Quando la carne avrà perso il colore rosa, condirla con sale e pepe. Versare il vino e farlo sfumare.
– Unire il bouquet garni legato molto stretto, poi i pomodori pelati e frullati. Aggiungere acqua o brodo e far sobbollire due ore o anche di più se volete un sugo più ‘tirato’.
– Se alla fine vedete che il sugo è troppo asciutto, ammorbiditelo con del latte caldo che farete ritirare fin quanto necessario.
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Squisito Gio, come stai? Spero meglio, un abbraccio :)
RispondiEliminache buono, adoro il sapore che danno i fegatini.
RispondiEliminaun abbraccio
Un ragù dal sapore deciso, ricco, unico! Mi piace molto, voglio provarlo presto!
RispondiEliminaMagnifico Blog| Mi è piaciuta molto la salsa di carne con i fegati che hai presentato. Deve essere squisita.
RispondiEliminaCongratulazioni e un saluto dalla Spagna.
Pedro
I fegatini danno un aroma particolare, a volte non a tutti piacciono ma io se posso li uso e il tuo ragù è invitante
RispondiEliminaUn abbraccio
Caspita che carrellata di ragù, uno più buono dell'altro! E la foto rende proprio bene l'idea della corposità di questo sugo, viene voglia di fare una scarpetta! un abbraccio
RispondiEliminai fegatini aggiungono un aroma unico, davvero da assaggiare! Con quelle pappardelle della foto sarebbe favoloso...
RispondiEliminaNon mi piacciono molto i fegatini di pollo ma sono sempre curiosa di provare nuovi sapori e questo tuo ragù lo assaggerei volentieri. Ha un bell'aspetto. Baci.
RispondiEliminaHo imparato ad apprezzare i fegatini con gli anni Giovanna, ma ora mi piacciono tantissimo! Il tuo ragù dev'essere davvero squisito!
RispondiEliminaBaci,
Mary
Non ho mai mangiato un ragù con i fegatini, ma sono certa che mi piacerebbe!
RispondiEliminaChe bella proposta!
Ciao,
Elisa
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Ho ritrovato i sapori della cucina di mia nonna che univa la tradizione contadina a nozioni apprese da una zia cuoca di una nobile famiglia senese
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