Foto tratta da https://tuttatoscana.net/2019/01/31/arezzo-e-la-valtiberina/ |
Non a caso i bringoli si trovano anche nella confinante Umbria, dove però possono assumere il nome di brigonzoli (a Lisciano Niccone, Perugia). Strana parola bringolo. A me, che sono toscana e vivo da sempre in questa regione ma in zone ben lontane dalla Valtiberina, suona come molto simile a brandello o brindello, da cui brindellone, sbrindellato, tutti termini connessi a qualcosa di stracciato, non particolarmente elegante e rifinito. In effetti si tratta di brandelli o, meglio, fettine di pasta arrotolata a mano, in modo che diventino spaghettoni di grosso spessore, ma non così lunghi come sono i pici della Val di Chiana senese, per i quali la tecnica di formatura è leggermente diversa (vedi qui). Tornando al bringoli, non può non colpire la somiglianza con il bigolo (nome che allude all’organo sessuale maschile), un formato di pasta veneto simile al bringolo, ma ottenuto con il bigolaro, l’apposito torchio che produce la tipica zigrinatura della superficie.
Nel borgo di Anghiari e nel resto della Valtiberina toscana, i bringoli vengono conditi con il cosiddetto sugo finto. È un sugo di pomodoro con un abbondante battuto di cipolla, sedano e carota, tanto da sembrare un vero ragù di carne almeno nell'aspetto. Quanto al sapore, l'imitazione della carne riesce abbastanza bene se si sfuma il soffritto con il vino rosso e si aromatizza il sugo con chiodi di garofano e timo o con salvia e rosmarino.
Potrà sorprendere che un territorio montano possa aver dato il nome a un grano, ma c'è una ragione. Il grano tenero di varietà Verna, autoctono della Toscana, non è un grano da grandi pianure. Fu molto apprezzato in passato per la sua rusticità e per la sua resistenza alle basse temperature. Il nome Verna fu brevettato nel 1953, ma in seguito la coltivazione fu abbandonata perché questo antico grano risultò meno produttivo delle varietà moderne. Il seme comunque fu conservato in purezza dall'Ente Toscano Sementi. Grazie anche all'Università di Firenze e al Consorzio Agrario di Siena, dopo il 2000 è stato riscoperto il valore del grano Verna e ne è stata promossa la coltivazione, che dal Casentino si è diffusa ad altre colline toscane, in particolare a quelle della Val di Chiana e della Val d’Orcia.
Non mi dilungo sulle caratteristiche, basti dire che è un grano tenero assai digeribile, in quanto di contenuto proteico modesto e con bassa presenza di glutine. Notevoli le qualità organolettiche e nutraceutiche dei prodotti, affidabili e genuini, grazie al sistema di tracciabilità della filiera. Con la farina Verna, che può essere integrale o di tipo 1 e 2, si ottengono pani a lievitazione naturale, prodotti da forno e pasta fresca.
INGREDIENTI
Per i bringoli
350 g di farina Verna tipo 1
175 g di acqua tiepida
Semola per la spianatoia
Sale grosso per l'acqua di cottura
Per il sugo finto, vedi qui la mia ricetta di 6 anni fa.
PROCEDIMENTO
Impastare la farina con l'acqua per circa 15 minuti, formando una palla liscia ed elastica. Avvolgerla nella pellicola da cucina e farla riposare mezz'ora.
Stenderla fino allo spessore di 1 cm. Tagliare delle strisce larghe 1 cm lunghe circa 10 cm, arrotolarle con i palmi delle mani sulla spianatoia fino a ottenere dei cordoncini lunghi non più di 20/30 cm.
Ogni bringolo va deposto sulla spianatoia cosparsa di semola.
Cuocerli in acqua bollente salata per 5/10 minuti (dipende dal vostro gusto), scolarli e condirli con il sugo finto e, se gradito, pepe, parmigiano o pecorino.
Ed ecco il solito tour fra le specialità regionali.
Lombardia. Risotto al Barbera dell’Oltrepò Pavese con timo e cialda di Grana Padano
Trentino-Alto Adige. Insalata di asparagi bianchi
Veneto. Dolce di polenta biancoperla
Emilia-Romagna. Confettura di Fragole di Romagna con aceto balsamico di Modena
Marche. Ciambella caffè e anice
Abruzzo. Ciambelline al vino e anice, con farina di Solina
Campania. Pane con la vrenna
Puglia. Capunti di semola Senatore Cappelli con la rucola
Basilicata. Zuppa di cipolle e cicerchie
Calabria. Pitticelle di cipolle di Tropea
Sicilia. Le interiora grigliate: taiuni, virina e stigghioli
Sardegna. Tomino con Speck di Desulo glassato al miele di Pompia e con perle di Pompia
Instagram. @italianelpiatto. https://www.instagram.com/italianelpiatto/
Belli i tuoi bringoli Gio, ero curiosissima di scoprire cosa fossero :)
RispondiEliminaAdoro Anghiari, l'ho visitata diverse volte e ne rimango sempre affascinata. Ma non conoscevo ne i bringoli (mi è piaciuta la tua spiegazione sulla provenienza del nome) ne il sugo finto, ho molto apprezzato i tuoi suggerimenti per completarlo senza carne.
RispondiEliminaMa che buoni, certo non basterebbe una vita intera per assaggiare tutto ciò che c'è di buono e insolito nelle nostre regioni! Un bel piatto davvero! ti abbraccio
RispondiEliminaLa foto di quel primo piatto parla da sola!!! Non ho mai fatto i bigoli, è tra i formati di pasta che mi manca da provare. Il tuo sugo finto me lo ricordo eccome.
RispondiEliminaMa che spettacolo questo piatto, Giovanna!
RispondiEliminaBaci,
Mary
Quante cose belle ho imparato leggendo questo post...ma ancor di più quanta acquolina mi è venuta nel vedere questo piatto così invitante, uno spettacolo!
RispondiEliminaecco i bringoli sono nuovi anche per me! e questa farina deve essere davvero saporita e profumata... grazie di avercela fatta conoscere!
RispondiElimina