Mi è capitato spesso di leggere ricette di carabaccia di
cipolle fatta allo stesso modo di una zuppa di cipolle. Le cipolle sono un
ingrediente comune, d’accordo, ma la carabaccia è tutt’altra cosa. È uno di
quei piatti di cui per fortuna esiste una ricetta rinascimentale, perché dunque
cambiarla radicalmente e assimilarla a un’altra?
Sono pochi quelli che seguono la ricetta originale, cioè
“la carabazada da magro” di Cristoforo Messisbugo. Eccola qui, dal suo libro Banchetti, composizione di vivande et apparecchio generale (p. 41), scritto nella prima metà del ’500. In altre pagine si trova la carabazada con altre verdure, per esempio la zucca. È probabile che carabazada fosse il nome del recipiente che conteneva la zuppa, nome che senza dubbio è legato alla parola greca κάραβος, che indica non solo un crostaceo (aragosta o gambero), ma anche un'imbarcazione di forma simile.
Da Google Libri |
Ne è stata data un’interpretazione moderna, abbastanza
fedele, da Paolo Petroni nel suo volume Il grande libro della vera cucina
toscana. È questa la ricetta che ho seguito, con qualche piccolo cambiamento.
Nell’impiattamento ho aggiunto le mandorle tostate; ho cercato di mantenere in
superficie, abbastanza evidenti, la cannella e lo zucchero a velo.
Cipolle rosse (a sinistra) e cipolle di Certaldo (a destra) |
INGREDIENTI per 4 persone
– 1 kg di cipolle rosse toscane o cipolle di Certaldo (notizie qui)
– 200 g di farina di mandorle (Petroni scrive mandorle
pelate, che poi dice di pestare finemente)
– Qualche mandorla pelata e tostata da mettere in
superficie
– 1200 ml di brodo vegetale
– 8 cucchiai di olio e.v.o.
– zucchero a velo q.b.
– cannella in polvere q.b.
– sale q.b.
PROCEDIMENTO
– Pulite e affettate finemente le cipolle e fatele stufare
lentamente con 8 cucchiai di olio, un bicchiere d’acqua e un po’ di sale.
– Dopo mezz’ora unite la farina di mandorle, versate il
brodo e fate cuocere un’altra mezz’ora.
– Servite in ciotole o scodelle e cospargete con poco
zucchero a velo mescolato a cannella. Completate con qualche mandorla pelata e tostata.
N.B. Nella ricetta di Cristoforo Messisbugo si legge che le cipolle, mondate e non affettate, vengono preventivamente lessate in acqua. Questo, naturalmente,
facilita la digeribilità. Una volta scolate, vengono cotte con l’olio e via via
schiacciate e mescolate.
Da notare che le
mandorle vengono stemperate con agresto, un condimento ormai caduto in disuso,
che si ricavava dai grappoli d'uva ‘abortiti’, cioè quelli con acini piccoli e verdi
che non maturano mai. Si può sostituire con qualche goccia di aceto di mele.
Grande curiosità! mi piacerebbe assaggiarla, ma non è un piatto caduto in disuso, vero? Comunque brava!!
RispondiEliminaGrazie, Marina! In effetti è difficile trovarla nei ristoranti nella versione originale. Spesso succede che a qualsiasi zuppa di cipolle toscana, anche senza zucchero, mandorle e cannella, venga dato il nome di carabaccia.
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