“Pesce, molluschi, crostacei”,
questo è il tema dell’uscita odierna dei blogger dell’Italia nel piatto. Per la
Toscana, ho scelto un piatto adatto all’inverno e alle mezze stagioni, perché, dovendo essere servito molto caldo, sarebbe inadeguato alla calura estiva.
Credo di
avere assaggiato le seppie in zimino per la prima volta quando mi trasferii a Firenze per
frequentare l’università. Era uno dei piatti della domenica, che mi concedevo
il lusso di gustare in una trattoria tipica, in compagnia di amici, per
interrompere la routine della mensa o degli spuntini veloci al bar.
Sono
certa che la mia attrazione verso le seppie in zimino è sempre stata causata
non solo dalla fusione terra-mare, ma anche dal mistero dell’espressione “in
zimino”, che, fra l’altro, non era mai uguale a se stessa: c’era chi diceva
seppie in zimino, chi a zimino, chi all’inzimino, chi inzimino di
seppie… per non dire del “semin de seppie” di qualche ligure di
passaggio. In effetti un piatto simile, se non uguale, esiste anche in
Liguria. Che cosa significhi zimino non è semplice capirlo, ma questo lo vedremo
dopo; intanto, partiamo con la ricetta.
INGREDIENTI per 4 persone
600 g di seppie di medie
dimensioni, pulite
800 g di bietoline
400 g di pomodori maturi da salsa
1 bicchiere di vino bianco secco
1 bicchiere di vino bianco secco
4 cucchiai di olio e.v.o.
1 cipolla
1 carota
1 costa di sedano
1 mazzetto di prezzemolo
2 spicchi di aglio
sale fino q.b. (opzionale)
peperoncino q.b (opzionale)
PREPARAZIONE
– In una padella a bordi alti o in una larga casseruola, preparate un soffritto con tutti
gli odori tritati e con il peperoncino, se lo gradite.
– Unite le seppie pulite, lavate,
non asciugate e tagliate a listerelle.
– Quando saranno ben insaporite, alzate il fuoco e sfumate con il vino, fino a evaporazione dell'alcol; aggiungete le bietoline tagliate a pezzi non troppo piccoli e coprite con un
coperchio.
– Una volta appassite, unite i
pomodori privati delle bucce e dei semi. Per conservarne la salinità naturale, invece che pelare i pomodori, potete frullarli a crudo (semi compresi) e poi passarli al setaccio.
– Coprite, ma ogni tanto aprite per
mescolare. Se necessario, aggiungete 1 o 2 tazze di acqua calda.
– Dopo circa 40 minuti, le seppie
dovrebbero essere cotte, altrimenti proseguite a fuoco basso fino a cottura. Salate solo se necessario. Dovrete ottenere un intingolo dove sia presente una parte brodosa di colore
rossastro.
Si accompagna con crostoni o crostini di pane.
Alcune note.
Provate ad accompagnare questo piatto con la polenta, anche fritta o tostata, come mi hanno suggerito i miei amici Elisa Ferrari e Luigi Parascandolo. L'ho provato ieri con una polenta calda di farina di mais toscana macinata a pietra. Una delizia!
Date la preferenza alle seppie mediterranee, che sono le più tenere; se trovate solo seppie molto grandi, fate dei filetti sottili: il tempo di cottura deve essere simile a quello delle bietole. Al limite, aggiungete le bietole un po' più tardi, o scegliete quelle più grandi, con la costa. Io ho usato le bietoline (queste della foto), perché secondo me sono preferibili, tenere, saporite, quasi fossero alghe!
Avrete notato che ho inserito il sale come opzionale; proprio così: è incredibile come la salinità naturale delle seppie, delle bietole e dei pomodori renda superfluo l'uso del sale. Dunque, assaggiate quasi a fine piatto e decidete se l'aggiunta di sale è necessaria. Probabilmente lo sarà se avete usato seppie congelate, magari indo-pacifiche, o pomodori in scatola.
Passiamo
allo zimino e partiamo da quello che è l'uso in Toscana e in altre
due regioni italiane.
Toscana:
si fanno in zimino, oltre alle seppie, calamari, totani, baccalà
(Artusi), tinche (Artusi), carpe, anguille (ma queste ultime senza
bietole, solo prezzemolo e pomodoro) e lampredotto.
Liguria:
anche qui, come s'è detto, le seppie in zimino e, oltre a queste, si fanno
zimini di baccalà, trippe, ceci, lumache.
Sardegna:
qui c'è un misto di piccoli pesci che prende il nome di zimino, ma lo zimino
più noto è tutt'altra cosa, frattaglie di pecora, di vitello (o altri animali)
cotte alla brace, preparazione tipica della provincia di Sassari;
esiste addirittura l'Accademia Sassarese dello Zimino.
Riguardo
all'etimologia della parola, sono state fatte molte ipotesi: c'è chi ha pensato
a un'origine araba (samin = grasso), chi a cimino come variante dialettale
di cumino, o chi addirittura al genovese antico azimin, da azzimo, non
lievitato, perciò non condito, di magro. Quest'ultima mi sembra
davvero un'assurdità, ma anche il grasso e il cumino non capisco
cosa abbiano a che fare con le preparazioni di zimino attualmente presenti
in Italia.
Se
mai, si può individuare che cosa hanno in comune questi zimini: a
guardar bene c'è in tutti la presenza di pezzetti piccoli, che possono tuttavia
essere cucinati in modi diversi, come è il caso dell'anguilla toscana, dove non
ci sono le bietole, o delle frattaglie sarde, che non sono in umido.
Proprio dalla Sardegna potrebbe venire la spiegazione: ziminu, in
sassarese, significa quell'insieme di pezzetti, di frattaglie. Anche in Liguria
e in Toscana, a mio parere, l'espressione in zimino o a zimino poteva avere in
origine il significato "a pezzetti", indipendentemente da quali carni
o condimenti fossero usati per cuocere. Ora invece è sentita come riferita al
condimento di verdure.
Pensavo
di aver finito, poi ho scoperto che un comune della Croazia, Gimino (in croato
Žminj), in origine era un castello, che si trova citato nel 1178 col nome di
Zemino e più tardi Zimino. Interessante vero? Ma qui mi arrendo, perché forse
di 'fantalinguistica' ne ho fatta abbastanza!
Passo
invece a inserire i link delle altre regioni.
Valle d'Aosta: non partecipa
Piemonte: non partecipa
Trentino-Alto Adige: non partecipa
Friuli-Venezia Giulia: Sope di pes di Maran
Veneto: Bigoli in salsa di alici
Lombardia: Risotto con filetti di pesce persico
Liguria: Stocchefisce e bacilli
Emilia Romagna: Quadrucci con le seppie http://zibaldoneculinario.blogspot.com/2015/03/quadrucci-con-le-seppie.html
Toscana: Seppie in zimino
Marche: Alici arrosto o "a scota det"
Umbria: Baccalà alla Ceraiola
Abruzzo: Tiella di alici
Molise: Polpette di San Giuseppe
Lazio: Timballo di alici e scarola
Campania: Alici indorate e fritte
Basilicata: Alici alla scapece
Puglia: Linguine cu suche de pulpe de pète
Calabria: Sicci chini cu u sucu
Sicilia: Sarde a beccafico
Sardegna: non partecipa
Il nostro blog - http://litalianelpiatto.blogspot.it/
mamma mia Giovanna, un piatto prelibato,
RispondiEliminami piace il connubio terra-mare, ne escono fuori davvero piatti succulenti!
sempre perfetta nella ricerca e spiegazione delle origini di un piatto!
un bacione
Mi sono sempre chiesta anch'io cosa significasse l'espressione "in zimino"...grazie per le delucidazioni! Sempre bravissima! Complimenti anche per la ricetta...si mangia con gli occhi!!!
RispondiEliminabuonissime queste seppie...sai che la mia nonna ci cucinava il tonno...tagliato a pezzettini, non so proprio da dove venisse la ricetta, sicuramente non emiliana però! ;)
RispondiEliminaUn piatto meraviglioso!
RispondiEliminaOttimo l'abbinamento del pesce con le verdure. Da provare ... un bacione
RispondiEliminaMeraviglioso! Bravissima!
RispondiEliminaUn piatto che non conoscevo affatto e un piacevole viaggio alla scoperta del senso dello "zimino".
RispondiEliminaFantalinguistica o meno è sempre molto interessante leggere i tuoi post.
Al prossimo viaggio ;)
Un abbinamento che adoro.. complimenti..
RispondiEliminaUn piatto favoloso.Bravissima
RispondiEliminaA presto
Grazie a tutti per i commenti!
RispondiEliminaE quindi??? Alla Fine? Ti sei arresa? Va a finire che le seppie erano un piatto croato...chissà! Mi pare più plausibile la spiegazione dei pezzetti...vediamo se esce altro!
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